5 Brand nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne

INDICE

Introduzione

Il 25 Novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, un momento di riflessione su un tema che purtroppo rimane drammaticamente attuale. In questa occasione, numerosi Brand italiani e internazionali hanno lanciato campagne di sensibilizzazione, dimostrando attenzione verso una problematica che riguarda tutti.

Per comprendere l’entità del fenomeno, partiamo dai numeri: Secondo i dati Istat nel primo semestre del 2024 le chiamate al numero antiviolenza e stalking 1522, sono state 32.329, rispetto alle 19.398 dello stesso periodo nel 2023. Questi numeri includono non solo le richieste di aiuto da parte delle vittime, ma anche segnalazioni di situazioni a rischio da parte di terzi o richieste di informazioni. Le chiamate effettuate direttamente dalle vittime sono state 8.969, in aumento rispetto alle 7.073 del primo semestre dell’anno precedente.

Riflessione sulla violenza di genere

Cosa possiamo dedurre da questi dati? Da un lato, il loro costante aumento è allarmante: la violenza sulle donne non solo persiste, ma sembra aggravarsi. Dall’altro, c’è un aspetto positivo: l’aumento delle chiamate suggerisce una crescente consapevolezza. Sempre più donne e persone vicine a loro riconoscono i segnali di pericolo e cercano aiuto, superando il tabù della vergogna e il muro dell’omertà. Questo è un primo passo fondamentare per arginare il fenomeno.

L’obiettivo deve essere quello di eliminare femminicidi, che, ahimè continuano ad esserci. Tra il 1° gennaio e il 20 ottobre 2024, in Italia si sono registrati 89 femminici di cui 48 commessi dal partner o ex partner. Nel 2023, le donne uccise sono state 120, con 64 vittime di compagni o ex compagni (dati ANSA). Mancano ancora due mesi del 2024, la speranza è che il tragico bilancio dello scorso anno non venga eguagliato o superato.

La violenza di genere è un tema che riguarda tutti, da vicino o da lontano. Non possiamo limitarci a condividerlo sui social con simboli e fotografie e frasi d’effetto. È fondamentale che questa solidarietà si traduca in azioni concrete, aiutando le vittime direttamente e promuovendo un cambiamento culturale. La lotta contro la violenza di genere deve evolversi da una battaglia “social” a una battaglia sociale.

Anche le aziende possono fare la loro parte. Alcuni brand hanno avviato campagne di comunicazione per sensibilizzare il pubblico e dimostrare un reale impegno verso il cambiamento. Ho selezionato alcune di queste campagne che offrono spunti di riflessione interessanti e meritano di essere analizzate.

1. ATM: “Diamo alle donne i mezzi per combattere la violenza”

Questo è lo slogan scelto da ATM, l’Azienda di Trasporti Milanesi, per la sua campagna contro la violenza di genere. Tra le prime ad essere presentate, la campagna utilizza una mappa delle fermate che conduce al 1522, il numero antiviolenza, rappresentato come il “capolinea” della salvezza. Il messaggio: “La violenza non si manifesta subito, si mostra un po’ alla volta. Riconoscila prima che sia troppo tardi. Chiama il 1522”. Un invito chiaro a riconoscere i segnali del pericolo e sfruttare i messi a disposizione per proteggersi e salvarsi in tempo.

Sebbene l’intento sia lodevole, la campagna lascia spazio a qualche perplessità. L’idea di proporla con largo anticipo ha senz’altro contribuito a dare visibilità al messaggio e a stimolare il dibattito. Tuttavia, lo slogan “Diamo alle donne i mezzi per combattere la violenza” ha suscitato numerose critiche. Il problema principale è il sottotesto implicito: davvero mancano i mezzi?

Il numero 1522 esiste ed è operativo, come dimostra il continuo aumento delle chiamate negli ultimi anni. Sempre più donne si stanno già attivando, riconoscendo il pericolo e chiedendo aiuto. Il vero nodo, però, non sta nella mancanza di strumenti a disposizione delle donne, ma nella necessità di responsabilizzare gli uomini e lavorare su una cultura che condanna ancora troppo poco la violenza.

Presso la stazione di Porta Romana, lo slogan originale è stato cancellato con un pennarello e sostituito con la frase Diamo agli uomini la capacità di non essere violenti!” Una provocazione che riflette una verità difficile da ignorare: è sull’educazione maschile che occorre puntare, non sulle capacità delle donne, che spesso si trovano già a combattere da sole contro il fenomeno.

ATM ha voluto creare un parallelo tra il servizio di trasporto e i “mezzi” per affrontare la violenza, ma il risultato appare un po’ datato e semplicistico. Qual è l’impegno concreto di ATM nel fornire i mezzi? Lanciare un messaggio? Non basta più. Forse qualche anno fa sarebbe stato più efficace, ma oggi le discussioni sulla violenza di genere richiedono una visione più evoluta, che ci sia alla base un messaggio concreto, non solo retorica. È tempo di spostare il focus, riconoscendo che il problema risiede in chi commette violenza.

2. IKEA: “Riconoscere la violenza è il primo passo per chiedere aiuto”

IKEA affronta il tema della violenza di genere con una campagna dal forte impatto visivo e simbolico, ribadendo l’importanza di riconoscere i segnali per poter intervenire. L’invito, chiaro e diretto, è quello di contattare il 1522, sia per sé che per persone vicine in situazioni di pericolo.

La particolarità della campagna risiede nella creatività con cui è stata realizzata. IKEA ha trasformato i suoi iconici cartellini dei prodotti in messaggi potenti, riportando frasi tipiche che spesso vengono sottovalutate, ma che nascondono dinamiche di controllo e violenza psicologica:

  • “Siediti e stai zitta!”
  • “Dove pensi di andare vestita così?”
  • “Pensa alle faccende di casa, il resto non ti riguarda.”

Ogni cartellino evidenzia comportamenti tossici come il controllo, la svalutazione, la colpevolizzazione, l’intimidazione e l’isolamento sociale, sottolineando che anche queste forme di abuso sono violenza. Un messaggio forte che invita le persone a non ignorare questi campanelli d’allarme, ma a riconoscerli come segnali di pericolo.

La campagna è stata realizzata in collaborazione con Differenza Donna, un’associazione che gestisce il numero 1522, e mira a sensibilizzare sul fenomeno e a educare alla prevenzione. Tuttavia, l’impegno di IKEA non si limita alla comunicazione: come riportato sul loro sito ufficiale, negli ultimi dieci anni l’azienda ha sostenuto oltre 50 progetti dedicati all’accoglienza di donne in difficoltà, collaborando con associazioni locali per creare spazi sicuri e protetti. Tra questi:

  • Centri antiviolenza diurni.
  • Residenze sicure per donne e bambini.
  • Appartamenti a indirizzo protetto.
  • “Stanze rosa” all’interno di stazioni di polizia e caserme, pensate per mettere a proprio agio le vittime durante i colloqui.

Un aspetto particolarmente significativo della campagna è il suo focus sulla casa, luogo simbolo della violenza domestica. IKEA sottolinea il paradosso della casa: da nido accogliente e rifugio sicuro, per molte donne si trasforma nel teatro dell’orrore. La campagna invita quindi a non restare indifferenti e a intervenire prima che la violenza prenda il sopravvento.

Con questa iniziativa, IKEA non si limita a sensibilizzare, ma si impegna concretamente a sostenere chi lotta per uscire da situazioni di violenza. Una campagna che, oltre al valore comunicativo, si distingue per l’impatto sociale tangibile e per l’attenzione posta su un tema così cruciale.

3. COOP: “Il silenzio parla”

Tra le campagne più interessanti di quest’anno c’è anche quella di Coop, intitolata “Il Silenzio Parla”, realizzata in collaborazione con Differenza Donna. Anche in questo caso, l’obiettivo principale è sensibilizzare sulla violenza di genere e invitare chi è in pericolo a contattare il numero 1522. Tuttavia, ciò che rende questa iniziativa unica è il suo approccio innovativo e mirato a coinvolgere un nuovo pubblico: gli uomini.

Il messaggio è stato stampato direttamente sulle confezioni di pasta a marchio Coop, che per l’occasione hanno adottato un design speciale: un pack bianco, minimale, accompagnato da un QR code. Scannerizzandolo, si accede a un podcast creato appositamente per la campagna.

Attraverso le voci di quattro uomini – amici, parenti o conoscenti di donne che hanno subito violenza – vengono narrati episodi dolorosi e significativi. È una scelta coraggiosa e originale, che sposta finalmente il focus dal punto di vista femminile a quello maschile. e su come la società nel suo insieme debba cambiare. La violenza coinvolge tutti, uomini e donne.

Sul sito Coop si legge:
“Per affrontare e vincere la violenza sulle donne, che siano anche gli uomini a prendere la parola, a schierarsi. Serve un cambiamento culturale, serve insegnare il rispetto e la capacità di elaborare un rifiuto. Se alcuni uomini sono parte del problema, la maggioranza deve essere parte della soluzione. Facciamo sentire forte le nostre voci. Uomini e donne, insieme contro la violenza di genere.”

Coop quindi, affronta la questione come un problema culturale e collettivo che richiede la responsabilizzazione attiva degli uomini. Il messaggio è chiaro: la violenza sulle donne non è un problema esclusivamente delle donne.

4. “Alexa, rompi il silenzio”

Amazon, insieme alla Dott.ssa Stefania Andreoli, psicologa e psicoterapeuta, lancia una campagna dal titolo “Alexa, rompi il silenzio”, un’iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere e a fornire strumenti concreti di educazione e supporto.
Attraverso l’assistente vocale Alexa, Amazon offre tre contenuti al giorno dedicati a riconoscere i segnali di una relazione tossica, identificando le forme meno visibili di violenza psicologica; promuovere una cultura di rispetto fin dall’infanzia superando gli stereotipi di genere e ribaltare l’idea che con l’amore si possa cambiare o che la vittima debba tollerare la violenza.

Alexa, inoltre, invita a contattare il 1522, il numero antiviolenza e stalking attivo 24 ore su 24, incoraggiando chiunque abbia bisogno di aiuto a fare il primo passo.

Il titolo della campagna riflette un cambiamento culturale significativo. Per anni, il silenzio è stato associato al rispetto per le vittime di violenza o tragedie. Simbolicamente, il minuto di silenzio è stato un gesto diffuso, ma oggi si avverte la necessità di superare questa retorica e di fare rumore contro la violenza.

L’episodio tragico della morte di Giulia Cecchettin, per mano del suo ex compagno Filippo Turetta, ha dato vita a una nuova consapevolezza: non basta più stare in silenzio. In suo onore, lo scorso anno è stato dedicato un minuto di rumore, ribaltando il concetto stesso di silenzio come forma di rispetto. In questo contesto, l’invito di Alexa a “rompere il silenzio” diventa simbolico: non basta tacere o ignorare il problema, bisogna parlarne apertamente, agire e… fare rumore.

5. Gruppo Mondadori: #InPiediControLaViolenza

Gruppo Mondadori sostiene la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne con il progetto di sensibilizzazione #InPiediControLaViolenza.

Il cuore di questa iniziativa è un’installazione artistica di grande impatto emotivo, ideata dal fotografo Nicola Ughi e dal regista Tommaso Casigliani. L’opera, esposta a Palazzo Niemeyer dal 18 al 25 novembre, è composta da 100 sedie rosse, un’immagine potente che racconta le conseguenze della violenza di genere.

Di queste sedie, una sola è “in piedi”, simboleggiando la forza, la resilienza e la resistenza delle donne che lottano per la propria libertà e dignità. Le altre, invece, sono abbattute, a rappresentare le vite spezzate dalla violenza. Un messaggio visivo che invita alla riflessione e al cambiamento, mettendo in evidenza la necessità di un impegno collettivo per fermare questa piaga sociale.

Per dare ulteriore visibilità alla causa, Palazzo Mondadori è stato illuminato di rosso fino al 25 novembre, come segno tangibile di solidarietà verso le vittime e di determinazione a combattere la violenza di genere. Questo colore, scelto per la sua forte carica simbolica, richiama l’urgenza di affrontare questo problema, ma anche il potere della comunità nel promuovere il cambiamento.

Il Gruppo Mondadori coinvolge i propri media nella diffusione del messaggio. The Wom, il magazine digitale inclusivo, e Webboh, la community per le nuove generazioni, pubblicheranno articoli, testimonianze e approfondimenti sul tema della violenza di genere. Questi contenuti sono pensati per stimolare un dibattito pubblico consapevole e per educare il pubblico su come riconoscere e prevenire la violenza.

Inoltre, sul sito di The Wom, sarà pubblicato uno speciale che includerà interviste e riflessioni, alimentando il dialogo su una tematica che deve essere affrontata senza più tabù.

L’iniziativa non si ferma qui. Il Gruppo Mondadori ha organizzato anche un incontro dedicato ai suoi dipendenti e collaboratori nell’ambito del percorso di Diversity & Inclusion. L’obiettivo è quello di portare la riflessione sulla violenza di genere anche all’interno dell’ambiente di lavoro, promuovendo una cultura di rispetto e uguaglianza.

Cosa altro si può fare contro la violenza sulle donne?

Le iniziative che promuovono la sensibilizzazione contro la violenza di genere sono certamente valide e necessarie. È fondamentale invitare a chiamare il 1522, sensibilizzare sulla responsabilità collettiva, e promuovere l’educazione e la rieducazione dei più giovani per cambiare una cultura che deve essere progressivamente superata.

Mi piace vedere come le campagne mettano al centro anche gli uomini, riconoscendo che questa è una questione che riguarda tutti, senza distinzione. Quando i brand si impegnano nel sociale, promuovendo valori positivi e sensibilizzando il pubblico su temi così cruciali, fanno un passo fondamentale verso una comunicazione responsabile e coerente con l’identità del marchio. Oggi non si vendono solo prodotti, ma valori e tradizioni, e questi devono riflettere un impegno autentico nel sostenere cause giuste.

Tuttavia, c’è ancora qualcosa che manca. Mi sembra che l’unica linea è quella di rappresentare la donna principalmente come una vittima che necessita di protezione, e che solo dopo un percorso di salvezza potrà educare l’uomo. Quello che mi manca è un’immagine di donna forte e indipendente, economicamente, emotivamente e socialmente autonoma. Mi manca vedere una donna che ha già una posizione chiara, che non aspetta il primo schiaffo per allontanarsi, ma che non si avvicina mai a un uomo violento.

La donna che guida la sua vita con decisione, che sa prendere in mano la sua casa, il suo lavoro, le sue scelte, senza dover aspettare che qualcuno la salvi. Non ha bisogno di nessun altro se non di lei. l messaggio che dovrebbe emergere con forza è che la donna certe situazioni non le vive proprio. Non è più una questione di “come uscirne” o di “cosa fare per salvarsi”, ma di capire che la donna è già fuori da queste dinamiche, a prescindere. È fuori dall’idea di dover sopportare violenze o manipolazioni. Il suo spazio è uno in cui è libera, indipendente e rispettata.

La pubblicità è un potente specchio della cultura, ma ha anche il dovere di trasformarla. Non basta più sensibilizzare sull’emergenza o invitare a cercare aiuto; è necessario cambiare la narrazione. Dobbiamo smettere di vedere la donna solo come una vittima e iniziare a rappresentarla per quello che è anche e soprattutto: una persona forte, indipendente e in grado di autodeterminarsi. È questo il vero cambiamento culturale che dobbiamo promuovere, per abbattere stereotipi e costruire una società in cui le donne possano finalmente essere rappresentate nella loro pienezza, come protagoniste di una vita che scelgono liberamente di vivere.

Conclusione

Grazie per aver letto fino alla fine, alla prossima settimana con un nuovo articolo.

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